L’Europa marcia divisa. Così rischia di crollare

INTERVISTA A ELVIO SILVAGNI SU AVVENIRE

by admin

A  marzo lancia la campagna “Sveglia Europa” per sostenere la manifattura schiacciata dalle importazioni. A fine luglio la Commissione europea firma un accordo asimmetrico sui dazi degli Usa e parte “Europa assopita”.

Cioè si passa dall’appello alla presa d’atto di una resa?

E’ proprio così. Ci siamo arresi – ci dichiara Elvio Silvagni, titolare della Silver 1, 30 milioni di fatturato con diverse società calzaturiere, tra cui Valleverde – noi europei abbiamo fatto tutto ciò che vuole il signor Trump. Abbiamo tentato una difesa di maniera, ma in ogni negoziato se minacci – e la Commissione ha minacciato una sfilza di controdazi – e poi non sei in grado di dire neanche cosa farai, a quali settori applicherai le tariffe e da quando, la controparte capisce che non hai armi per difenderti e ti distrugge. E’ quanto è avvenuto col famoso accordo asimmetrico, con una aggravante: ora abbiamo di fronte uno scenario di 4 anni e se rimangono questi dazi per tutti questi anni le produzioni manifatturiere come le calzature, ma anche la meccanica, si trovano a malpartito.

La campagna di primavera aveva un “nemico” che era l’Estremo Oriente: cosa si aspetta da quel fronte?

In passato siamo stati invasi dai prodotti asiatici e adesso quei Paesi saranno ancora più agguerriti nel premere sulle nostre frontiere commerciali per occupare gli spazi di mercato che la guerra commerciale con gli Usa ha in qualche modo aperto. Inevitabilmente, i prodotti EUROPEI perderanno qualche quota di mercato e ciò porterà il Far East a inondare il mercato europeo di prodotti low cost. Questo comporterà una pressione competitiva sulle nostre aziende.

Perché questo nuovo brand “Ue assopita”?

Perché dormiamo divisi. La Gerrmania protegge le sue auto, noi il nostro vino. E’ l’Europa del vorrei ma non posso, che difende pezzi di se stessa e così facendo crolla. Andiamo incontro a una fase di scontri bilaterali. Globalizzazione addio, anche noi Europei dobbiamo mettere dei dazi verso le nazioni che ci fanno concorrenza sleale, allo scopo di riequilibrare la bilancia dei pagamenti nei settori dove ci stanno “invadendo” con prodotti di scarsa qualità, utilizzando manodopera a basso costo, materie prime economiche e lavorando con spese energetiche basse. Non abbiamo alternativa, ma non basterà, se continueremo a marciare divisi.

Cosa propone per svegliare l’Europa?

Una terapia choc. Una fabbrica che perde si chiude e la si riapre nuova. Trasferiamo sovranità al Parlamento Europeo. Una Commissione eletta dal popolo che decida. Un Paese solo, europeo. Un’economia sola da difendere, quella di tutti gli europei. Noi italiani siamo poco europeisti perché ci illudiamo di superare tutte le crisi grazie a uno stellone che ormai si è spento da decenni. Non si campa di export del parmigiano reggiano o del Brunello di Montalcino, che sicuramente conserveranno i loro mercati, anche negli Usa. Ma solo loro.

Siamo sicuri che la guerra sia persa?

A chi ci dice di cercare altri mercati rispondiamo che li abbiamo esplorati da anni, ma sono decenni che la politica sostiene alcuni Paesi in via di Sviluppo che consentono il dumping e il fallimento delle nostre imprese.

I dazi sono di destra. Lei è di destra?

Io faccio l’imprenditore e i dazi non sono di destra, ma sono uno strumento commerciale e politico che esiste dall’antichità. Se proprio vogliamo, ci serve una ideologia europeista che travalichi destra e sinistra. E strumenti che funzionino: il dollaro si è svalutato del 10 per cento da inizio anno e la Bce non ha risposte perché è titolata solo a governare l’inflazione interna.

Sveglia Europa è diventato un marchio di scarpe, una sveglia con le stelle gialle dei paesi Ue. Funziona?

E’ partita troppo presto per saperlo, siamo al campionario. Ma è un messaggio per far tornare l’orgoglio europeo, in un momento in cui la guerra tra la Russia e l’Ucraina blocca i commerci verso l’Europa dell’Est e quella in Medio Oriente il commercio nel Mar Rosso e nel Canale di Suez. In questo momento la crescita del Pil europeo è pari a zero, dobbiamo svegliarci .

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