Il 2 aprile Donald Trump ha annunciato una nuova politica di dazi sulle importazioni di merci verso l’America. Questa nuova politica riguarda anche noi europei, dato che le merci europee saranno soggette ad un dazio del 20%. Nel suo discorso Trump ha detto che, secondo lui, l’America compera un sacco di merci dall’Europa, mentre l’Europa ostacola in ogni modo l’arrivo di merci dall’America.
Quello che Trump purtroppo non ha detto è che, quando l’America compra abiti di alta moda dall’Italia, vino dalla Francia, olio d’oliva dalla Spagna, eccetera, si tratta spesso di prodotti venduti da aziende europee e realmente prodotti in Europa. Viceversa, ci sono multinazionali americane che fanno miliardi di euro di fatturato in Europa, ma che invece di spedire i loro prodotti dagli Stati Uniti ce li fanno arrivare da nazioni che adottano vere e proprie pratiche di concorrenza sleale. Pensiamo ad esempio ai grandi marchi americani di calzature sportive, telefonini, e altri prodotti ancora, che non producono nulla negli Stati Uniti ma ci fanno arrivare i loro prodotti da nazioni (spesso asiatiche) dove ci sono condizioni di lavoro e salari che sarebbero inaccettabili qui in Europa, incentivi alle esportazioni ed altre pratiche di vera concorrenza sleale che danneggiano le nostre aziende europee che realmente producono in Europa.
Si parla molto nel dibattito politico e nei media su quale debba essere la risposta dell’Europa a questo dazio del 20% su tutte le merci provenienti dall’Europa. Questa è la nostra idea: applichiamo un dazio aggiuntivo del 20% a tutte le merci che le aziende americane (o riconducibili ad una casa madre americana) fanno arrivare in Europa, dazio che viene interamente annullato se l’azienda americana produce effettivamente il prodotto negli Stati Uniti. Se il noto marchio americano di calzature sportive continua a farci arrivare le scarpe dal Far East, sovradazio del 20%. Se ce le fa arrivare dagli Stati Uniti, nulla. Se la grande multinazionale americana di telefonini continua a farci arrivare gli smartphone dal Far East, sovradazio del 20%. Se ce li fa arrivare dagli Stati Uniti, nulla. E così via.
Noi crediamo nell’unità dell’Europa, nell’alleanza atlantica e nell’unità dell’Occidente. Con questa risposta noi confermiamo la lealtà della storica amicizia fra Europa e America poiché appoggiamo in pieno il tentativo di Donald Trump di riequilibrare la bilancia commerciale americana ed il commercio globale in generale. Ecco perché riteniamo che le grandi multinazionali americane siano le prime ad essere chiamate ad investire negli Stati Uniti, e non in nazioni che operano pratiche di concorrenza sleale che danneggiano i lavoratori ed il tessuto industriale non solo negli Stati Uniti, ma anche qui da noi in Europa.
Con la decisione di Trump del 2 aprile la globalizzazione è finita. È ora che anche i vertici istituzionali italiani ed europei si rendano conto che, d’ora in avanti, ogni Paese guarderà ai propri interessi, e anche l’Europa dovrà tutelare i propri.
SVEGLIA EUROPA
Elvio Silvagni – Amministratore Unico Silver 1 Srl